Studio dei dottori Borsetti, Cosenza e Gualano

Specialisti in Pediatria in Foggia

FAQ - risposte a domande frequenti

CONSIGLI UTILI

IL MIO BAMBINO HA LA FEBBRE
Per misurare la temperatura corporea si utilizza un comune termometro elettronico digitale posto in sede ascellare.

Si parla di febbricola se la temperatura è compresa tra i 37.5° e i 38.5°. Si parla di febbre se maggiore di 38.5°.

Il bambino febbrile necessita di:

- un maggior apporto di liquidi (acqua, tè, spremute ben zuccherate, brodo)

- indossare indumenti leggeri (solo quando vi sono brividi e sensazione di freddo è opportuno coprire il bambino ).

Poichè la febbre rappresenta un meccanismo di difesa nei confronti delle infezioni, va abbassata per alleviare il disconfort del bambino, se presente. I farmaci da utilizzare sono il paracetamolo o l'ibuprofene; è bene sceglierne uno senza alternarli, perchè questo aumenta il rischio di effetti collaterali.
IL PARACETAMOLO RAPPRESENTA L'ANTIFEBBRILE PIU' SICURO . Può essere somministrato ogni 6 ore

PARACETAMOLO
* se utilizzate lo sciroppo Tachipirina 120 mg/5 ml: dose indicata sulla confezione

- ai 25 kg è possibile utilizzare compresse di paracetamolo da 330 mg

- attorno ai 33 kg è possibile utilizzare le compresse o bustine orosolubili da 500 mg

* se utilizzate le supposte (solo in caso di vomito o difficoltà di assunzione) il dosaggio sarà il seguente:

peso tra i 4 e i 5 kg paracetamolo supposte 80 mg Efferalgan

peso tra i 6 e 7 kg paracetamolo supposte 125 mg Tachipirina

peso tra 8 e i 10 kg paracetamolo supposte 150 mg Efferalgan

peso tra 11 e i 15 kg paracetamolo supposte 250 mg Tachipirina

peso tra 16 e i 20 kg paracetamolo supposte 300 mg Efferalgan

peso tra 21 e i 30 kg paracetamolo supposte 500 mg Tachipirina

La supposta non va mai divisa.

Lo sciroppo di IBUPROFENE rappresenta un'alternativa al paracetamolo. Può essere somministrato ogni 8 ore. Deve essere evitato assolutamente nel primo trimestre di vita. Va comunque usato con cautela nei bambini sotto i 2 anni, specie in condizioni di possibile disidratazione (vomito, diarrea), poichè può dare problemi renali. Ne è anche sconsigliato l'uso in caso di varicella.
IL MIO BAMBINO HA LA DIARREA
DIARREA Si considera diarrea un abnorme aumento del numero delle scariche e della quantità di feci che diventano decisamente acquose; tale sintomo si può accompagnare, a volte, a febbre e/o a vomito. La terapia principale della diarrea acuta infantile coincide con la prevenzione della disidratazione attraverso l’utilizzo di SOLUZIONE REIDRATANTE ORALE da somministrare a volontà già nelle prime ore di malattia, fredda e a piccoli sorsi. A differenza di quanto veniva consigliato in passato, si è visto che è opportuna una rialimentazione precoce e con dieta libera adeguata all’età. Non è quindi opportuna la sospensione del latte o la diluizione dello stesso o l’utilizzo di latti poveri di lattosio. Gli unici cibi da evitare sono quelli ad alto contenuto di zuccheri semplici (dolci, bevande gasate, succhi di frutta) e ad alto contenuto di grassi (formaggi, condimenti)
IL MIO BAMBINO VOMITA
VOMITO Si può accompagnare a diarrea e a numerose malattie febbrili. E' opportuno che il bambino che vomita ripetutamente, venga tenuto a digiuno per alcune ore ed incoraggiato ad assumere liquidi zuccherati (se non ha diarrea), altrimenti soluzioni reidratanti a piccoli sorsi non caldi. E' utile evitare i cibi ad alto contenuto di grassi (formaggi, condimenti). L'utilizzo di farmaci contro il vomito è necessario molto raramente.

Allattamento e Divezzamento - PREMESSA -

1) Cos’è il divezzamento?
Con il termine divezzamento (più propriamente avvio dell’alimentazione complementare)
si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione dei cosiddetti “alimenti complementari”, cioè alimenti diversi dal latte.
Questo passaggio deve avvenire nel momento in cui l’alimentazione lattea, da sola, non è più
sufficiente a soddisfare le richieste nutrizionali del lattante, soprattutto per quanto riguarda
l’apporto di energia, proteine, ferro, zinco e vitamine.
1. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno
esclusivo per i primi 6 mesi di vita (OMS, 2008) come pratica di salute pubblica per tutta la
popolazione mondiale per raggiungere crescita e sviluppo ottimali e, conseguentemente,
l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo dopo i 6 mesi.
3. La European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN)
considera l’allattamento esclusivo al seno un obiettivo desiderabile fino ai primi 6 mesi
circa. In ogni caso, secondo l’ESPGHAN il divezzamento non dovrebbe essere avviato né prima della 17^ settimana di vita, né oltre la 26^.
L’allattamento al seno esclusivo nei primi 6 mesi offre benefici per la salute sia per il bambino che per la
mamma.
2) E’ importante allattare al seno durante il divezzamento?
Il latte materno garantisce una nutrizione ideale, una crescita sana e uno sviluppo ottimale. Inoltre,
offre al bambino benefici a medio e lungo termine e alla madre effetti favorevoli sullo stato di salute.
Il latte materno come componente “lattea” dell’alimentazione diversificata che inizia con il
divezzamento offre in particolare i seguenti benefici:
- Per il bambino:
a) un ruolo protettivo contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie e la morte in culla
b) la riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici (in particolare linfomi e leucemie),
la riduzione del rischio futuro di obesità, di diabete tipo 2, di malattie cardiovascolari,
c) un effetto positivo sullo sviluppo neuro-cognitivo associato alla durata dell’allattamento al seno
- Per la madre:
a) la riduzione del rischio di cancro al seno e all’ovaio e del diabete mellito di tipo 2;
b) una maggiore capacità in età senile di far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze perché l’apparato scheletrico si è “abituato” al rilascio di calcio durante il periodo dell’allattamento;
c) una opportunità per ritornare più velocemente al peso precedente alla gravidanza,considerando la spesa energetica necessaria per la produzione di latte.

3) Come introdurre gli alimenti durante il divezzamento
E' ASSOLUTAMENTE DA EVITARE L'ABBINAMENTO DEL PASTO ALLA TELEVISIONE E/O STRUMENTI ELETTRONICI A QUALSIASI ETA'!

In linea generale, il lattante a sei mesi è pronto a ricevere cibi solidi. Infatti, intorno a questa
età la maturazione intestinale si completa e lo sviluppo neurologico consente di afferrare,
masticare e deglutire in maniera efficace.
Naturalmente questa è una data indicativa e alcune mamme e bambini possono non essere ancora "pronti" a cominciare, mentre altri dimostrano molto interesse per i cibi nuovi già prima dei sei mesi. E' importante che i genitori osservino il proprio bambino e decidano insieme a lui il momento di iniziare: nei loro compiti educativi rientra il riconoscere al bambino la capacità di autoregolarsi nella quantità di cibo da assumere e indirizzarlo verso alimenti qualitativamente salutari (se i genitori non mangiano certi cibi salutari - verdure, legumi, pesce, frutta…- difficilmente i loro figli lo faranno).
L’introduzione di cibi nuovi deve essere un momento piacevole e, quando è possibile, da trascorrere insieme con tutta la famiglia, in occasione di un pasto, pranzo o cena, in cui il bambino è tranquillo e disponibile ad accettare novità. E' possibile che inizialmente il vostro bambino accetti di mangiare solo alcuni alimenti e poi richieda ancora la sua "dose" di latte: ricordatevi che ognuno ha i suoi ritmi ed è bene non sforzarlo mai e lasciare il tempo per abituarsi a una cosa nuova; ciò che non mangia oggi, lo accetterà un altro giorno.
Assaggiare cibi diversi è una "scoperta": è importante che i bambini possano toccare il cibo, portarselo alla bocca con le mani o provare ad usare da soli il cucchiaino; è anche importante che il cibo offerto sia vario come colore, odore e sapore e come tipo di alimenti offerti. Un menù vario sarà sempre accettato meglio e gli insegnerà a mangiare anche da grande un po' di tutto... e per le mamme preparare la pappa non deve essere solo un lavoro in più: non è necessario seguire ricette rigide, monotone e prestabilite, ma è sufficiente conoscere gli alimenti che i bambini possono mangiare nel corso della loro crescita e poi ogni mamma può preparare menù diversi in base ai gusti del suo bambino e alle abitudini della famiglia.
Non esistono modalità e menù definiti per iniziare il divezzamento. Diversi modelli alimentari
possono portare a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino tra 6 mesi e 3 anni.
E’ importante che il bambino mangi seduto con la schiena eretta(preferibilmente nel seggiolone)per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto,toccando e anche pasticciando con il cibo.
Oltre al latte, durante il divezzamento il bambino deve bere acqua evitando bevande con zuccheri aggiunti che sono un fattore predisponente per lo sviluppo di carie ed obesità. Il latte vaccino non è raccomandato nel primo anno di vita per il rischio di sbilanciare l’apporto proteico alimentare complessivo e, inoltre, perché può causare carenze di ferro.
Entro i 9-12 mesi il bambino dovrebbe aver provato un’ampia varietà di cibi e di sapori,
abituandosi progressivamente a consumare oltre al latte, altri due pasti principali(pranzo e cena)e uno-due spuntini.
4) I bambini a rischio di allergie/intolleranze vanno divezzati diversamente?
Le più recenti e autorevoli evidenze sperimentali non convalidano sul piano scientifico la tesi secondo cui i bambini a rischio di sviluppare celiachia o un’allergia alimentare dovrebbero seguire uno schema di divezzamento diverso dalla popolazione generale.
Gli studi più recenti hanno infatti dimostrato che l’introduzione tardiva degli alimenti
ritenuti “allergizzanti” non previene lo sviluppo di allergia alimentare e/o celiachia nei soggetti predisposti e che l’età del bambino alla prima esposizione verso l’alimento (purché avvenga dopo i quatto mesi di vita) non ne modifica il successivo rischio globale a 10 anni di età.

Ribadendo la superiorità dell’allattamento materno come modalità di alimentazione per il lattante,in quei casi dove tale pratica non sia possibile, le “formule per lattanti” sono gli unici prodotti che possono essere utilizzati come sostituti del latte materno, su consiglio del pediatra.
Infatti le “formule per lattanti”, per la loro specifica composizione, sono in grado di soddisfare da
sole il fabbisogno nutritivo del lattanti nei primi mesi di vita fino all’introduzione di un’adeguata
alimentazione complementare e poi con le formule di proseguimento, si potrà soddisfare la quota lattea nell’alimentazione diversificata in assenza del latte materno.