
Terapia batterica: utilizzo di batteri non patogeni tipizzati e organo-specifici per fare terapia. La scienza su cui si basa questo approccio, la “Bioprotica”, sfrutta la possibilità di creare competizione ecologica nei tessuti nei quali si potrebbe manifestarsi l’infezione
Alcuni batteri come lo Streptococcus salivarius K12 e l’Enterococcus faecium L3, sono in grado di produrre batteriocine, comportandosi come killer in grado di uccidere solo i patogeni che occupano la loro nicchia ecologica contrastandone così la crescita e prevenendo le infezioni.
Batteriocine: sostanze di natura proteica ad attività antimicrobica in grado di contrastare specifici microrganismi con i quali i batteri che le producono condividono lo stesso ecosistema (ambiente ristretto).
Quali caratteristiche devono avere i ceppi di un probiotico ideale?
Vivi e vitali: in grado di sopravvivere, aderire alla mucosa, colonizzare e quindi proliferare
Sicuri: lo stato di QPS da parte dell’EFSA qualifica sicurezza e assenza di virulenza
In adeguata quantità: almeno 1 miliardo 1x109 di cellule vive per ceppo al giorno per ottenere la colonizzazione dell’intestino
Selezionati e identificabili: solo il conferimento della targa IDA (International Depository Authority) qualifica l’appartenenza del ceppo ad una collezione riconosciuta a livello internazionale, ne garantisce la disponibilità al mondo scientifico ed assicura che abbia:
- resistenza fenotipica a basso pH (gastrico) ed al succo enterico (bile)
- capacità di adesione alla mucosa e di proliferazione
- assenza antibiotico resistenza trasferibile
Stabili:
- bassa % di umidità: l’acqua libera, dovuta ad un altro ingrediente o eccipiente, è assorbita dal batterio che muore o crea instabilità nel prodotto finito
- temperatura compresa fra 2°C e 8°C: garantisce stabilità a lungo termine
- assenza di ossigeno: causa stress radicalico lesivo per il ceppo sensibile
- assenza di competizione fra ceppi per i siti d’aggancio o per le sostanze nutritive se nel prodotto sono presenti più ceppi